- Jung (1933)
Il diavolo "...descrive il lato sinistro e grottesco dell'inconscio; poichè non siamo mai stati capaci di coglierlo e di conseguenza è rimasto nel suo originale stato selvaggio. Probabilmente nessuno oggi sarebbe avventato abbastanza per asserire che l'Europeo sia una creatura mansueta e non posseduta da un diavolo. La storia terrificante del nostro tempo è sotto gli occhi di tutti, e sorpassano in orrore tutto quello che qualsiasi epoca precedente, con i suoi deboli strumenti, poteva mai sperare di realizzare."
- Jung (1946)
"Lucifero è stato probabilmente colui che meglio comprese gli sforzi della volontà divina di creare un mondo e colui che ha portato avanti quella volontà più fedelmente. Perchè, ribellandosi contro Dio, diventò il principio attivo della creazione che oppose a Dio una contro-volontà autonoma. Poichè Dio ha voluto questo, ci viene detto in Genesi 3 che diede all'uomo il potere di volere diversamente. Se non avesse fatto questo, non avrebbe creato nient'altro che una macchina, e poi la redenzione e l'incarnazione non sarebbero mai avvenute. Non ci sarebbe stata neppure nessuna rivelazione sulla Trinità, perchè tutto sarebbe rimasto Uno per sempre."
- Jung (1942)
"Gli eventi storici del nostro tempo hanno dipinto la realtà psichica dell'uomo in colori indelebili di fuoco e sangue, e datogli una dimostrazione pratica che non sarà mai in grado di scordare, se -ed è questa la grande domanda- ha acquisito oggi sufficente consapevolezza per stare dietro al ritmo furioso del diavolo dentro di lui. L'unica altra speranza è che possa imparare a contenere una creatività che spreca se stessa nello sfruttamento del potere materiale. Sfortunatamente, tutti i tentativi in quella direzione sembrano essere già Utopie morte."
- Jung (1942)
Il soggetto per il saggio di questo blog deriva da diversi spunti; dalle domande degli studenti, dalle notizie quotidiane oppure dalle mie letture dei lavori di Jung. Questo saggio viene fuori sopratutto da quest'ultimo, durante la mia lettura delle note del seminario di Jung sull'Analisi del Sogno. Discutendo uno dei suoi casi, ha notato come il paziente rifiutava di credere qualcosa riguardo se stesso, sostenendo fosse impossibile. Jung avvisò i suoi studenti "Quando diciamo che qualcosa è impossibile, proprio li' è il posto dove il diavolo può entrare." Jung sosteneva, in effetti, che quando, nel nostro pensare, limitiamo le possibilità, quando escludiamo le opzioni, stiamo negando l'affermazione di Gesù che dice che "a Dio tutto è possibile." Questo mi ha portato a investigare sull'idea di Jung riguardo il diavolo, e quello ha portato al problema più ampio del male. In questo saggio esaminerò, per prima cosa, la realtà del male e del diavolo, seguita da una lista di definizioni, nomi e simboli del diavolo, alcune delle qualità del diavolo, e finalmente, il valore e l'importanza del diavolo.
La Realtà del Male e del Diavolo
Una delle maggiori critiche di Jung riguardo il Cristianesimo è stata la sua immagine incompleta del Divino come essere di puro bene. E' sempre stato fedele al suo concetto di essere un archetipo che personificava i poli sia positivi che negativi. Jung comprese Dio come contenente sia la bontà che il male, la luce e le tenebre. Si è contrapposto alla definizione cristiana del male come privatio boni, cioè come mera assenza di bene. Jung comprese come questa immagine troncata del Divino ebbe luogo, così come le sue implicazioni per l'umanità.
"[sulla]....Riforma cristiana sulla concezione Ebraica della Divinità: il moralmente ambiguo Yahwè divenne un Dio esclusivamente buono, mentre tutto quello di malvagio fu unificato nel diavolo... Grazie allo sviluppo di sentimenti e valori, lo splendore del "dio di luce" è stato rafforzato oltre misura, ma l'oscurità presuntamente rappresentata dal diavolo si è localizzata nell'uomo. Questo strano sviluppo accellerò principalmente dal fatto che il Cristianesimo, terrorizzato dal dualismo Manicheo, si sforzò di preservare il monoteismo con la forza. Ma siccome la realtà dell'oscurità e del male non potevano essere negate, non c'era altra alternativa se non quella di renderne l'uomo responsabile. Perfino il diavolo fu ampiamente, se non interamente abolito...Pensiamo che il mondo di oscurità sia stato finalmente sconfitto una volta per tutte, e nessuno realizza quanto questo possa essere veleno per l'anima di un uomo."
Quando ancora la dottrina cristiana era in fase di sviluppo, la cultura del mondo ellenistico era molto sincretistica, aperta ad ogni sorta di idee, incluso lo Gnosticismo e il Manicheismo, entrambi i quali postularono dèi del bene e della luce e dèi del male e delle tenebre. I teologi della chiesa primitiva reagirono contro queste influenze, dichiarando tali insegnamenti dualistici come eresie, e poi esagerarono, identificando nella fonte del male nel mondo, non in Dio, ma nell'uomo. Per questo troviamo nei nostri giorni molti libri rispondere alla domanda "Se Dio è buono, come può questo [alcune tragedie, malattie, catrastrofi] accadere?" Jung replicherebbe che Dio non è solo buono, e l'uomo non è la sola fonte del male. Nel mondo accadono un sacco di cose brutte e gli esseri umani non sono i soli responsabili per esse. Jung fu chiaro a riguardo:
"Chi è che dice che il male nel mondo in cui viviamo, che è proprio di fronte a noi, non è reale! Il male è terribilmente reale, per ogni singolo individuo. Se consideri il principio del male come una realtà puoi definirla semplicemente come il diavolo. Io personalmente trovo molto difficile credere all'idea che la privatio boni abbia ancora credito."
Jung ha avuto molte discussioni con i teologi cristiani su questo punto, in particolare con il prete domenicano inglese Victor White. Come molti religiosi vincolati al dogma ortodosso, White non poteva accettare le argomentazioni di Jung. Ma certo che c'è il male nel mondo! Nei giorni di Jung, ha visto il male nelle guerre mondiali, l'Olocausto, e la Guerra Fredda con la sua onnipresente minaccia di distruzione nucleare. Per noi, i crimini compiuti dall'ISIS/ISIL/Daesh in Medio Oriente, il caos delle guerre del traffico di droghe dei narcotrafficanti in America Latina, e la distruzione del nostro ecosistema globale dal cambiamento climatico sono tutte forme di male collettivo, mentre le varie psicosi e nevrosi sono tutte forme di male a un livello personale. "Nel più oscuro Medio Evo....hanno parlato del diavolo, oggi lo chiamiamo nevrosi." Consideriamo alcuni altri nomi e simboli del diavolo nella prossima sezione.
Definizioni, Nomi e Simboli del Diavolo.
Jung si riferisce al diavolo in molti modi: come un aspetto di Dio, come una forza vitale e come fenomeno psicologico."La mano sinistra di Dio", "il lato sinistro di Dio", "l'altro lato di Dio", "il lato oscuro di Dio", Satanael, il primo figlio di Dio, l'Anticristo, la figura opposta a Cristo, e "la controparte di Cristo che rappresenta il male", sono alcuni dei termini che Jung ha usato per l'aspetto malvagio di Dio. Come forza nella vita umana, il diavolo si mostra come "l'antagonista oscuro", "il principio del male", e "l'intelletto diabolico" mentre, nei contesti psicologici, Jung sentiva che il diavolo fosse "....l'aspetto diabolico di ogni funzione psichica che ha rotto della gerarchia della totalità della psiche, e ora gode di indipendenza e assoluta potenza", "il lato sinistro e grottesco dell'inconscio..." e, su un piano collettivo "...la psiche oggettiva che ha tenuto tutti i popoli dell'Impero Romano sotto la propria influenza...." Date le molteplici manifestazioni di caos, distruzioni e guerre del nostro mondo ora, potremmo estendere la definizione di Jung alla nostra situazione globale.
Il principio del male è conosciuto con molti nomi, alcuni dei quali di origine Gnostica, altri derivanti dai miti antichi, le fiabe o leggende. Nell'Antico Egitto, il diavolo era chiamato Set, in Persia, Ahriman, nelle leggende nordiche Wotan o Loki, nell'antica Grecia, Mercurio. Gli Gnostici hanno parlato del diavolo come antimimon pneuma, lo spirito imitatore o Yadalbaoth, l'arconte Saturnino, o il princeps huius mundi, che ha governato il mondo materiale. Goethe ha chiamato il diavolo Mefistofele, e l'autore tedesco Spitteler si è riferito al diavolo come Epimeteo. Jung fece suo questo titolo, riguardo:
"Il principio Epimeteico, che pensa sempre al contrario e riduce tutto al caos primordiale...e forzerebbe indietro la luce nell'oscurità materna dove è nata...un pensare in termini di "nient'altro", che riduce Tutto al Nulla..."
Come diabolica è la sua influenza nella vita umana. Ma non tutto il lavoro del diavolo ha un impatto negativo. Mentre il diavolo è "il padre di tutti i tricksters", e quindi la causa di inganni, trucchi e raggiri, può anche essere l'agent provocateur che ci aiuta a vivere più pienamente la nostra vita. Ho trovato questo nella mia stessa esperienza, mentre prendevo sempre più confidenza con l'archetipo del trickster dentro di me. Sono diventata molto meno suscettibile nell'essere raggirata da truffatori, molto più autoconsapevole e capace di miglior discernimento sulle persone, e anche più spontanea nel mio stile di vita. Milton ha chiamato Satana il "principium individuationis", il principio di individuazione, ed Jung era d'accordo che il nostro lato ombra ci aiuta a diventare più pienamente noi stessi.
L'arte e storia occidentale hanno immaginato il diavolo sotto molte forme : come un cavallo, come una divinità ctonia dal piede caprino, corna e coda, mezzo uomo e mezza bestia, come un serpente, una scimmia, "la scimmia di Dio", come un dragone, come un ruggente leone ardente, come il corvo della notte, l'aquila nera, come il Leviathan, il capro, come un mutaforma e come spirito dell'aria, "colui che può prendere forma di angelo di luce". L'arte del Medioevo e del Rinascimento è stata piuttosto vivida nel descrivere il diavolo. Furono tutti ugualmente immaginifici nella loro analisi delle qualità del diavolo.
Le Qualità del Diavolo
Jung ha notato che il diavolo "ha qualità che fanno riflettere". E' enigmatico, mondano, scomodo, scaltro, feroce, immorale, distruttivo, ingannevole. Il diavolo, dice Jung "è qualcosa di piuttosto terrificante."
Visto con le lenti della psicologia, il diavolo ha il "carattere di una personalità autonoma", che "...è più grande della coscienza umana e più grande della sua volontà." come "il lato animale della libido", il diavolo è "...quella parte della psiche che non è stata assimilata dalla coscienza..." Mentre per noi può essere "meraviglioso e ingegnoso" (basti pensare a tutti gli strumenti tecnologici che la nostra creatività ha potuto produrre), Jung ci mette in guardia dal fatto che è simultaneamente "pericolosamente ingannevole a causa della sua natura numinosa."
Qualsiasi archetipo può affascinarci a causa della sua numinosità, e il diavolo non è differente. Essendo autonomo, l'ombra -il nostro diavolo interiore- può "insinuarsi" nella nostra vita quotidiana e causarci ogni sorta di caos. I nostri problemi ambientali sono solo uno dei tanti esempi di questo.
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Il Diavolo in Noi
Ma, se siamo onesti con noi stessi, dobbiamo ammettere che critichiamo gli altri, proiettando i nostri diavoli interiori in coloro in grado di agganciarli per portarseli dietro. Ci gonfiamo quando falliamo a riconoscere la nostra ombra, con terribili conseguenze. Jung spiega:
"Nel non essere consapevole di avere un'ombra, dichiari una parte della tua personalità di non esistere. Poi entra nel regno della non-esistenza, che si gonfia e prende proporzioni enormi. Quando non sei a conoscenza di avere queste qualità, stai semplicemente nutrendo i diavoli. Nel linguaggio medico, ogni qualità della psiche rappresenta un certo valore energetico, e se dichiari quel valore energetico essere non esistente, un diavolo appare al suo posto...."
Boria, arroganza, egotismo - queste sono le facce del diavolo che tutti potremmo indossare. Come ci ricorda Jung "....il lato che chiamiamo il Diavolo...dimora nel cuore, nell'inconscio..." e poichè "non siamo mai riusciti ad afferrarlo...è rimasto nel suo originale stato selvaggio." "Noi...preferiamo localizzare il male in individui criminali o gruppi di criminali, mentre ci laviamo le nostre mani di innocenza e ignorando la generale propensione al male. Questa ipocrisia non può essere sostenuta a lungo, perchè il male, come mostra l'esperienza, dimora nell'uomo...che è, in noi"
Non ci piace che ci venga detto questo. Vorremmo pensare bene di noi stessi. Jung lo sapeva. Lo ammise quando scrisse:
"...sotto nessuna circostanza, tuttavia, il mio pudore permetterà di identificarmi col diavolo. Questo sarebbe troppo presuntuoso e mi porterebbe inoltre a un conflitto insostenibile con i miei valori più alti. E neppure, con il mio decifit morale, potrei mai permettermelo."
Jung ha potuto scovare il suo "decifit morale" perchè era cosciente e capace di fare auto-critica. "Ma poichè la maggior parte delle persone sono prive di autocritica, l'autoinganno permanente è la regola..." Inganniamo noi stessi quando pensiamo di essere irreprensibili, "brave" persone. Dobbiamo riconoscere l'ombra e le miriadi di forme che il diavolo interiore può prendere.
Ma questo non significa che vogliamo identificarci col diavolo perchè è un archetipo, e identificarsi con un archetipo è molto pericoloso "causa esagerazione, un'atteggiamento tronfio, perdita di libero arbitrio, illusione ed entusiasmo tanto nel bene quanto nel male..." piuttosto, dobbiamo "religiosamente tenerlo bene in mente."
"L'autonomia di questa figura ambivalente...poichè è la fonte di quel potere temuto che ci porta verso l'individuazione...Non possiamo, nè dovremmo tentare di forzare questo essere numinoso, col rischio della nostra stessa distruzione psichica, nel nostro piccolo stampo umano, poichè è più grande della coscienza umana e più grande della sua volontà."
La scelta di parole di Jung potrebbe causare sorpresa: tenere religiosamente a mente? Sta forse Jung suggerendo il fatto che dovremmo rispettare il Diavolo? Si, perchè è un archetipo, come indica la citazione, ma anche perchè ha valore e importanza nelle nostre vite.
Il Valore e l'Importanza del Diavolo
Tipico di Jung, i cui schemi spesso sembrano differire dalle nostre convenzioni comuni, ci esorterebbe ad apprezzare il Divino in tutta la sua pienezza - sia nel bene che nel "male". Queste etichette sono i nostri giudizi umani, e l'ego della nostra mente è fallibile. Non percepisce o interpreta la vita dalla più ampia/alta prospettiva del Sè. Che valore ha visto Jung nel Diavolo? Come potremmo pensare del male come qualcosa di positivo?
Prima di tutto, come le citazioni sopra indicano, Jung ha visto il nostro daemon interiore come quella forza che "ci porta verso l'individuazione". Quella forza interiore che ci permette di discernere, di differenziare, di creare, di rispondere spontaneamente alla nuova opportunità, di sentire puzza di imbroglio, di risvegliare gli aspetti della vita che ci stiamo perdendo - questo è il Diavolo interiore, e in questi modi il nostro daimon interiore incoraggia nelle nostre vite a capire più profondamente chi siamo. Questa associazione del Diavolo con l'Individuazione non era unica a Jung; John Milton, e gli alchimisti medievali prima di lui, hanno riconosciuto nel Diavolo il principium individuationis, il principio di individuazione. Grazie alla ribellione di Satana, gli esseri umani hanno pure il potere di ribellarsi. Se Dio non avesse permesso a Satana la libertà di ribellarsi, gli esseri umani sarebbero stati poco più delle macchine e "...tutto sarebbe stato Uno per sempre".
Similmente, Jung ci ricorda che Satana ha insegnato all'uomo le arti e le scienze - da cui il suo nome "Lucifero", il Portatore di Luce, la fonte di illuminazione. Paradossalmente, l'energia associata all'oscurità e le tenebre è la stessa energia che ha permesso l'illuminazione della conoscenza, delle opere, tecnologie e la civiltà umana.
Jung ha considerato il mito di Lucifero un "mito terapeutico". Come mito guaritivo ci incoraggia la nostra presa di coscienza, sia in positivo che negativo: per mezzo del lavoro onirico, analisi, un lavoro cosciente di diventare consapevoli della nostra "città interiore", ma anche per mezzo di incidenti, relazioni finite, schemi di comportamento autodistruttivi, perdite personali e turbolenze - tutto quello che serve ad essere una chiamata al "risveglio" per la nostra crescita e cambiamento.
Il Diavolo dentro di noi ci fa agire con l'iniziativa, l'impeto di fare le cose, di iniziarle, di sfidare gli dèi: Eva mangiò la mela, nella "caduta che ci ha resi grandi". Prometeo ci portò il fuoco, quell'unico dono che ci distingue dagli animali; calore, luce, energia, e tutte le nostre tecnologie sono state possibili grazie a questo dono.
Infine Jung ha preso dalla storia di Faust di Goethe, la realizzazione che "fu necessario l'intervento del Diavolo" per permettere a Faust di riconoscere quanto della sua vita avesse perso finora. In questo modo il Diavolo può essere l'agent provocateur, un'intrusiva, non gradita forza in grado di scuoterci, magari distruggendo dei sogni a lungo accarezzati (che riusciamo a riconoscere in tempo che non ci sarebbero serviti davvero), mentre ci spiana la possibilità per nuove vie di vita. Il Diavolo interiore può essere pensato come:
"un dinamismo autonomo, chiamato appropriatamente il daemon dell'uomo, il genio, l'angelo guardiano, la nostra parte migliore, il cuore, la voce interiore, l'uomo interiore e superiore e cosi' via. Molto vicino a questi, dietro la positiva coscienza "giusta", là sta anche il negativo, la "falsa" coscienza chiamata il diavolo, seduttore, tentatore, spirito maligno, e via dicendo."
La nostra sfida, come persone che lavorano per essere sempre più consapevoli, è di saper discernere quale coscienza è operativa sul momento.
Conclusione
Prenderemo noi questa sfida? Avendo visto cosi' tanti segnali del diavolo all'opera (Le due guerre mondiali e l'Olocausto con i suoi milioni di morti e la Guerra Fredda con il suo potenziale sempre presente di scatenare una guerra nucleare), Jung non era ottimista:
"Gli eventi storici del nostro tempo hanno dipinto la realtà psichica dell'uomo in colori indelebili di fuoco e sangue, e datogli una dimostrazione pratica che non sarà mai in grado di scordare, se -ed è questa la grande domanda- ha acquisito oggi sufficente consapevolezza per stare dietro al ritmo furioso del diavolo dentro di lui. L'unica altra speranza è che possa imparare a contenere una creatività che spreca se stessa nello sfruttamento del potere materiale. Sfortunatamente, tutti i tentativi in quella direzione sembrano essere già Utopie morte."
Ma non era senza suggerimenti per come avremmo potuto migliorare la nostra condizione. Ogni individuo ha la responsabilità di prendersi il compito:
"di resistere al conflitto tra Cristo e il Diavolo fino al raggiungimento di un tempo o svolta in cui il bene e il male avrebbero iniziato a relativizzarsi, di dubitare se stessi, al sorgere del grido di una morale "al di là del bene e del male"..."
[Saggio originale di Sue Mehrtens. Traduzione parziale in italiano a cura di Claudio Sciacca.]