Attingo da due articoli di Renzo Zambello e di Antonio Quaglietta sul c.d. "pensiero magico" per formulare una riflessione su quanto di buono si possa trarre da questo modo caratteristico di pensare che è quello con cui nasciamo e che costituisce il modo di concepire il mondo proprio dei bambini, ma anche per considerare con la dovuta attenzione i pericoli a cui esso può condurre, se non viene correttamente imbrigliato, filtrato e guidato dalla razionalità, quando diventiamo adulti e ci troviamo a dover essere i soli responsabili di noi stessi.
Da una parte il Dr. Zambello ci spiega infatti che, come ci hanno saputo magistralmente insegnare Jung e Hillmann, ci è immensamente utile sapere che dentro di noi esiste una parte sommersa e non consapevole, che è però la nostra fonte di energia psichica: l'inconscio o, come lo chiamava Hillman, l'anima. Egli la descriveva con la metafora del giardino: "Il giardino con questo delicato e sapiente intreccio di selvatico e di controllato, di spontaneo e di modellato, è una metafora della nostra psiche… Tutto ciò che accade nel giardino, nell'arco delle stagioni, accade anche nella psiche". Anche Jung ha usato la stessa metafora: "il giardino con i suoi punti più luminosi e quelli più nascosti, è la psiche oggettiva [...] Gli angoli più nascosti, magari i più trascurati , sono i suoi punti di forza, da cui attingere energia nei momenti di maggior vulnerabilità".
Certamente è difficile trovare un equilibrio tra un pensiero magico rigenerante come lo auspicano i due grandi psicologi, e un pensiero magico "cattivo" in grado di annientarci e perderci in una dimensione delirante. Questo è il motivo, ci dice Zambello, per cui abbiamo tutti paura del bambino che è in noi, ed è per questo che dobbiamo conoscerlo bene,addomesticarlo, farcelo amico.
Il pensiero magico, infatti, ha anche un "lato oscuro", che se non è ben conosciuto e valorizzato può diventare - per dirlo con le efficaci parole del Dr. Quaglietta - un grande ostacolo, nemico del cambiamento e della crescita personale. Infatti, egli prosegue, che si tratti di cambiare un’abitudine, di migliorare una relazione, di sperimentare nuovi comportamenti o di modificare abitudini dannose, di rivedere qualcosa del nostro rapporto con noi stessi, questo virus mentale - come lui lo definisce - è sempre in agguato a dar battaglia per demotivarci e farci provare la sensazione di fallimento. In realtà, ci spiega il Dr. Quaglietta, questa è una "regola" che apprendiamo da bambini. E il pensiero magico dei bambini, sostanzialmente, funziona così:
"Tutto è possibile, avviene solo perché voglio che sia così, se mi concentro posso spostare le stelle con un dito."
Esattamente come abbiamo sentito raccontare nelle fiabe, spesso di fronte ad un cambiamento da affrontare, a una nuova tappa del nostro percorso di crescita personale e relazionale, aspettiamo il colpo di bacchetta magica, il genio della lampada che magicamente venga a cambiare la nostra situazione e a tirarci fuori dalle "strette". Ciò che in realtà cerchiamo e ci aspettiamo è un intervento risolutore dall’esterno, un deus ex machina che risolva per noi i nostri guai. Ciò è naturale e comprensibilissimo per un bambino, che ancora dipende in maniera totale dai genitori, e che difficilmente sarebbe in grado di tirarsi fuori da solo dalle situazioni di anche minima difficoltà.
Ed è quello che ineffetti il bambino esperisce da piccolo, quando i genitori o chi per essi, sono sempre lì a sorvegliarlo, pronti a fornirgli tutto ciò di cui ha bisogno quando ne fa richiesta, e a tirarlo sempre tempestivamente fuori dai guai.
Com'è ovvio, però, crescendo la situazione cambia. Il genitore non è più sempre lì a sorvegliarci; noi, abituati alla mano che dall'alto arriva a risolvere i nostri problemi, continuiamo ad attendere di vederla arrivare, ma essa comincia a non rispondere più ai nostri desideri (che d'altra parte si fanno anche più articolati e complessi). Ecco dunque che il più delle volte la magia non avviene e se ci ostiniamo ad aspettare l'intervento dall'alto, continuiamo a roderci in uno stato di sofferente attesa di un cambiamento che non avverrà.
Ecco che di fatto, ci spiega il Dr. Quaglietta, questo attendere il momento giusto, la persona giusta, la situazione giusta, la scintilla che scocchi spontaneamente... diventa una strategia inconscia per sabotare il cambiamento! Non stiamo infatti attendendo per poter scegliere: stiamo scegliendo di non scegliere!
E invece, come individui adulti e responsabili, dovremmo ben sapere che il cambiamento va cercato e provocato. È dunque fondamentale credere che esso sia possibile, ma avere semplicemente fiducia e intanto rimanere immobili senza fare nulla, il più delle volte non serve proprio a nulla - e qualche volta può perfino danneggiarci!
Va bene dunque, sfruttare del pensiero magico due aspetti: la fiducia nel potere di far avvenire il cambiamento, e lo spirito di ricerca che ci spinge a scavare nel nostro inconscio per trovare nuovi strumenti e nuove ispirazioni. Dobbiamo però guardarci da che la fiducia diventi passiva rassegnazione, e dobbiamo impedire assolutamente che i demoni celati nelle ombre della nostra mente ci prendano alla sprovvista mentre siamo voltati dall'altra parte per la paura di guardarli in faccia.
Forse perché, quando ci decidiamo finalmente a guardarli bene in volto, ci accorgiamo che stiamo guardando in uno specchio. Stiamo guardando noi stessi. Facciamo in modo di piacerci.
Fonti:
Immagine:
Paul Klee, Giardino Magico, 1926
- Barbara -